https://elephantandcastle.unibg.it/index.php/eac/issue/feedElephant & Castle2025-07-30T15:19:25+02:00Elephant & Castleelephantandcastle@unibg.itOpen Journal Systems<p><strong><em>Elephant & Castle</em></strong>, proprio come una nota stazione della metropolitana londinese. Una rivista, dunque, come luogo d'incontro, di incroci e snodi di idee, in cui l'esperienza del transito sia più importante del punto d'arrivo, l'intrecciodei dialoghi più decisivo delle conclusioni: «Tutto il problema della vita è dunque questo – scrive Pavese nel <em>Mestiere di vivere</em> –: come rompere la propria solitudine, come comunicare con altri. Così si spiega la persistenza del matrimonio, della paternità, delle amicizie. Perché poi qui stia la felicità, mah! Perché si debba star meglio comunicando con un altro che non stando soli, è strano. Forse è solo un'illusione: si sta benissimo soli la maggior parte del tempo. Piace di tanto in tanto avere un otre in cui versarsi e poi bervi se stessi: dato che dagli altri chiediamo ciò che abbiamo già in noi. Mistero perché non ci basti scrutare e bere in noi e ci occorra riavere noi dagli altri.»</p> <p>Credo che si possa rispondere in svariati modi all'affascinante quesito di Pavese, e mi auguro che gli interventi ospitati su questa rivista ne possano essere l'esemplificazione.</p> <p align="right">Alberto Castoldi</p>https://elephantandcastle.unibg.it/index.php/eac/article/view/574Nel segno della continuità: rotocalchi e riviste illustrate nell’Italia del secondo dopoguerra (1945-1957)2025-07-21T16:19:35+02:00Dario Boemiadario.boemia@iulm.itElena Gipponielena.gipponi@iulm.itElena Lalatovićjlalatovi@m.ffzg.hrStefano Locatistefano.locati@iulm.it<p>Nel dopoguerra italiano (1945–1957), i rotocalchi e le riviste illustrate si affermano come prodotti mediali cruciali, in bilico tra innovazione e continuità con il periodo fascista. La stampa periodica diventa laboratorio visivo e narrativo, dove immagini e testi dialogano per costruire una nuova identità collettiva. Secondo la prospettiva teorica dei <em>periodical studies</em> e un approccio metodologico interdisciplinare, questo numero di <em>Elephant&Castle</em> intende esplorare le trasformazioni che coinvolgono i contenuti, i formati e i linguaggi della stampa periodica illustrata italiana durante la ricostruzione postbellica. <em>Epoca</em>, <em>Tempo,</em> <em>Il Borghese</em>, <em>Grand Hôtel</em>, <em>Civiltà delle macchine</em> e molte altre testate testimoniano la vitalità del settore, riflettendo la tensione tra tradizione grafica, aspirazioni moderne e nuove dinamiche sociali. In un contesto segnato dalla rinascita culturale, dalla pacificazione politica e dal riaffiorare della memoria nazionale, il periodico illustrato si configura come spazio privilegiato per negoziare valori, ideologie e immaginari.</p> <p> </p>2025-07-21T00:00:00+02:00Copyright (c) 2025 Elephant & Castlehttps://elephantandcastle.unibg.it/index.php/eac/article/view/569Fotocamere in viaggio2025-04-11T15:43:52+02:00Elena Mosconielena.mosconi@unipv.it<p style="font-weight: 400;">Il reportage di viaggio è un genere che riceve un forte impulso sulla stampa periodica degli anni Cinquanta sia per l’incremento dei viaggi sia per una nuova sensibilità sociale che fa dell’“altrove”, dell’ignoto e dell’esotico, oggetti di grande interesse. L’intervento, dopo un inquadramento sulle diverse forme del racconto odeporico (dai libri alle corrispondenze sui quotidiani, dalle riviste specializzate ai bollettini), ne approfondisce i filoni attraverso due periodici popolari degli anni Cinquanta come <em>Epoca</em> e <em>Tempo</em>. L’indagine viene successivamente posta a confronto con le scritture dell’esploratore Leonardo Bonzi, autore di una serie di viaggi in Africa e in Cina nel corso degli anni Cinquanta, grazie alla ricca documentazione conservata nel suo archivio.<br />L’intento ultimo è quello di cogliere quale sia il tipo di sguardo sull’“altrove” adottato dai reporter, verificando la possibilità di una matrice ispirata a una nuova forma di colonialismo che assume la supremazia tecnologica e visiva come filtro nella restituzione dei territori e dei popoli oggetto di indagine. </p>2025-07-21T00:00:00+02:00Copyright (c) 2025 Elephant & Castlehttps://elephantandcastle.unibg.it/index.php/eac/article/view/562Magnum Photos, Epoca e il fotogiornalismo degli anni Cinquanta2025-02-11T22:12:15+01:00Massimiliano Gaudiosimassimiliano.gaudiosi@unina.it<p>In una celebre fotografia risalente al 1950, Alberto Mondadori viene immortalato negli uffici parigini di Magnum Photos durante una riunione con, tra gli altri, Robert Capa, Maria Eisner, Ernst Haas, George Rodger e David Seymour. L’immagine in questione restituisce perfettamente quello che è stato lo stretto rapporto che nel dopoguerra ha unito la più importante cooperativa fotografica internazionale con la rivista <em>Epoca</em>. Per quanto imperfetta, questa collaborazione con l’editore milanese costituirà da un lato un tassello fondamentale per le strategie di vendita della Magnum sul mercato europeo, e dall’altro un’opportunità di notevole sviluppo di una rivista progettata sul modello di <em>Life</em> e su un fotogiornalismo di qualità.<br />L’obiettivo del saggio è di provare a ricostruire alcuni passaggi di questa collaborazione, sia attraverso la lettura dei documenti conservati presso l'archivio Magnum sia tenendo dei servizi realizzati per <em>Epoca</em> da personalità del calibro di Robert Capa, Henri Cartier Bresson e David Seymour.</p>2025-07-21T00:00:00+02:00Copyright (c) 2025 Elephant & Castlehttps://elephantandcastle.unibg.it/index.php/eac/article/view/568L'informazione letteraria come fotoreportage e documentario illustrato2025-02-24T16:35:48+01:00Dario Boemiadario.boemia@gmail.com<p>Il presente saggio, attraverso il caso di <em>Epoca</em> (1950-1955), intende indagare lo spazio dell’informazione letteraria nelle riviste illustrate, con l’idea che i rotocalchi, non solo siano tra i periodici i più ricettivi nei confronti dei cambiamenti che nel secondo dopoguerra investono la società letteraria, ma rappresentino un nuovo attore nella modernità letteraria. Inoltre, la mobilitazione nell’informazione letteraria di media visuali afferenti ad altri contesti discorsivi ha conseguenze importanti sulla caratterizzazione del discorso critico-informativo, che questo saggio si propone di cominciare a valutare. </p>2025-07-21T00:00:00+02:00Copyright (c) 2025 Elephant & Castlehttps://elephantandcastle.unibg.it/index.php/eac/article/view/563La leggenda dell’artista attraverso le pagine dei rotocalchi: "Epoca" (1950-1958)2025-02-10T22:04:25+01:00Viviana Triscariviviana.triscari@unict.it<p>Il presente contributo intende indagare una particolare declinazione del rapporto testo-immagine attiva all’interno del panorama dell’editoria periodica del secondo dopoguerra: ovvero quella volta alla rappresentazione degli artisti visivi (in particolar modo pittori) tramite cui si evolve e si diffonde una certa ‘iconografia’ degli stessi. L’analisi sarà condotta attraverso lo spoglio dei numeri della rivista <em>Epoca</em> usciti nel decennio 1950-1958, tra le cui firme spicca quella del critico d’arte Raffaele Carrieri. Tale iconografia si dimostra in parte tesa al mantenimento di alcuni dei <em>topoi</em> che sin dal Rinascimento avevano concorso a fare dell’artista un modello di eccentricità (tra biografia e autoritrattistica) ma esprime anche un’esigenza di ‘addomesticamento’ della sua immagine al fine di renderla accessibile alla nuova tipologia di pubblico cui il rotocalco si rivolge. La fotografia, come è naturale, ebbe un ruolo di primo piano in questo processo di costruzione dell’immaginario collettivo post-bellico, per cui nel saggio si cercherà di indagarne sia la relazione con il testo scritto che l’accompagna (a livello di contenuti quanto di layouts) sia di metterla in rapporto con la tradizione precedente sul tema e di considerare l’impatto provocato dall’incontro col nuovo regime scopico prodotto dalla cultura di massa.</p>2025-07-21T00:00:00+02:00Copyright (c) 2025 Elephant & Castlehttps://elephantandcastle.unibg.it/index.php/eac/article/view/565La giusta distanza2025-02-18T17:08:32+01:00Paolo Villapaolo.villa@unipr.it<p>Nel corso degli anni Cinquanta l’Italia passa dalla ricostruzione postbellica a una progressiva crescita culminante nel “miracolo economico”. In questo decennio cruciale, le città italiane cambiano volto in maniera decisiva e repentina, spesso poco regolamentata, tra nuove periferie, grandi infrastrutture, problemi di gestione dei centri storici e crescita del turismo di massa. La fotografia di reportage e la stampa periodica divengono fonti primarie per indagare la riconfigurazione profonda, tanto nelle strutture materiali che nei discorsi sociali, attorno alla città del dopoguerra. Dalle pagine di <em>Epoca</em>, la città – da sempre soggetto prediletto di fotografi e fotoreporter – emerge nella pluralità delle dimensioni che la compongono. <br />Dopo aver tracciato un panorama generale delle forme e degli immaginari urbani presenti sulla rivista, il saggio intende focalizzarsi sui reportage che vedono protagonista Venezia, cristallizzata in un’immagine cartolinesca e identificata con il suo centro storico, e Milano, presentata come epicentro della modernità italiana, di nuove sfide, problemi e fenomeni urbani. Due ritratti complementari che mettono in scena il dissidio tra cambiamento e permanenza, tra modernità e tradizione traducendolo nel binomio della città come gioiello antico (che vorrebbe modernizzarsi) e della città come laboratorio moderno (che rischia di perdere la sua identità storica).</p>2025-07-21T00:00:00+02:00Copyright (c) 2025 Elephant & Castlehttps://elephantandcastle.unibg.it/index.php/eac/article/view/556Ombrelloni, ombrellini. Viaggio in Italia balneare sulle pagine di “Tempo” (1946-1949) 2025-02-11T22:21:09+01:00Arianna Laurentiarianna.laurenti1@studenti.iulm.it<p>Sul numero 29 datato 16-23 luglio 1949 di <em>Tempo</em>, la sezione "Lettere al direttore" annuncia che Federico Patellani, fotoreporter legato alla testata, ha cominciato “il Giro delle spiagge d’Italia”. Dalla Versilia alla costa adriatica Patellani realizza dei fototesti che indagano con acume e ironia le connotazioni che la vacanza al mare assume tra la fine degli anni Quaranta e gli inizi degli anni Cinquanta, tra immediato dopoguerra e ricostruzione. Il vagabondaggio balneare di Patellani non sarà̀ un unicum: la stessa Tempo già l’anno successivo affida a Vincenzo Rovi e Carlo Cisventi una serie di fotoinchieste sulle spiagge italiane. <br />Questo contributo si propone di leggere questi servizi reportagistico-balneari come singolare declinazione del tema del "Viaggio in Italia", come parte di quel fenomeno di esplorazione e rimappatura del paese presente in numerosi prodotti culturali italiani del dopoguerra.</p>2025-07-21T00:00:00+02:00Copyright (c) 2025 Elephant & Castlehttps://elephantandcastle.unibg.it/index.php/eac/article/view/561“Il Borghese” e le arti visive negli anni di Longanesi (1950-1957)2025-02-16T22:46:23+01:00Laura Facchinlaura.facchin@uninsubria.itMassimiliano Ferrariom.ferrario@uninsubria.it<p>Gli studi sul ruolo della poliedrica figura di Longanesi nel campo dell’editoria illustrata hanno privilegiato le esperienze de <em>Il Selvaggio</em> (1924-1933 ca.) e di <em>Omnibus</em> (1937-1939). Meno studiata è la stagione alla guida de <em>Il Borghese</em>, rivista che Longanesi fondò nel 1950 e diresse fino alla morte con una politica privilegiante, a partire dalla copertina, la grafica d’artista.<span class="Apple-converted-space"> <br /></span>Il contributo propone un primo sondaggio delle scelte redazionali in materia di arti visive e il ruolo esercitato dagli artisti, primo tra tutti l’amico Alberto Savinio, nella figurazione del periodico. Un <em>focus</em> particolare sarà posto sulle soluzioni iconografiche e formali delle copertine delle annate 1950-1955, in cui furono edite sia opere grafiche di protagonisti della scena artistica internazionale tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento (Munch, Toulouse-Lautrec, Chagall), sia quelle d’illustratori e designer contemporanei (Steinberg), affiancate alla fotografia a colori.</p>2025-07-21T00:00:00+02:00Copyright (c) 2025 Elephant & Castlehttps://elephantandcastle.unibg.it/index.php/eac/article/view/558Matite, sor(risi) e meschinità. La genesi de Il Mondo di Bartoli e Maccari (1949-1950)2025-03-13T12:41:17+01:00Emanuela Morgantiemanuela.morganti@uniurb.it<p>Sin dal primo numero apparso nelle edicole il 19 febbraio 1949, il settimanale <em>Il Mondo </em>ha proposto al pubblico un nutrito corredo illustrato, composto da fotografie, riproduzioni di opere d’arte, immagini pubblicitarie e vignette satiriche. Il direttore Mario Pannunzio affida la realizzazione delle ultime a Amerigo Bartoli e Mino Maccari che, con le proprie creazioni, formano il gusto di lettori e di lettrici, pungendo con costanza l’attualità, spaziando dalla caricatura politica a quella di costume, dalla cronaca alle esposizioni artistiche. <br />Il contributo proposto prende in esame il <em>corpus</em> di opere realizzate da Bartoli e Maccari e pubblicate su <em>Il Mondo </em>durante il biennio 1949-1950, con l’obiettivo di descrivere questa realtà, analizzare la genesi della successiva linea artistica-editoriale e di offrire una visione di studio che corre in parallelo con la storia politica e culturale italiana.</p>2025-07-21T00:00:00+02:00Copyright (c) 2025 Elephant & Castlehttps://elephantandcastle.unibg.it/index.php/eac/article/view/570 Illustrazione e documentazione vs mostre e musei: una proposta per "Emporium", cantiere aperto2025-05-13T06:11:19+02:00Caterina Paparellocaterina.paparello@unive.it<p>Venuta alla luce negli anni della fioritura Liberty, divenendone manifesto di divulgazione, la rivista <em>Emporium</em> ha fatto del binomio illustrazione-parola una delle proprie cifre distintive. Riconoscendo “spessissimo più utile il vedere una figura ben fatta, che non leggere un lungo capitolo”, la “riproducibilità tecnica” dell’opera d’arte veniva assunta quale medium privilegiato di comunicazione visiva, altresì didattica e didascalica, di contenuti artistici, di museografia e di dibattito critico. Sulla scorta degli importanti studi su <em>Emporium</em>, il contributo intende indagare, per gli anni dal 1945 al 1957, il rinnovato taglio della rivista intorno ai musei, mostre di ricognizione o restituzione e mostre monografiche, quali esempi di un dibattito sulla nuova dimensione di museo che, apertosi fra le due guerre, trovò compiuto campo di applicazione nella stagione della museografia italiana e internazionale del secondo Novecento.</p> <p> </p>2025-07-18T00:00:00+02:00Copyright (c) 2025 Elephant & Castlehttps://elephantandcastle.unibg.it/index.php/eac/article/view/564"Civiltà delle macchine": “Come farà l’uomo per non essere disumanizzato dalla macchina […] per renderla moralmente arma di progresso?”2025-02-18T17:01:39+01:00Carlotta Sylos Calòcarlotta.sylos.calo@uniroma2.it<p>In questo contributo si analizza il primo numero di <em>Civiltà delle macchine</em>, una rivista aziendale che inizia le sue pubblicazioni nel 1953 e che, pur con risorse limitate, si presenta come un periodico di respiro internazionale, caratterizzato da una visione politecnica. La rivista si distingue per il suo approccio multidisciplinare, rivolgendosi a un pubblico variegato e incarnando una cultura industriale e tecnologica in grado di coniugare tecnica e cultura. La direzione di Leonardo Sinisgalli ha consentito a <em>Civiltà delle macchine</em> di proporsi come un modello di modernità italiana unica nel suo genere.</p>2025-07-21T00:00:00+02:00Copyright (c) 2025 Elephant & Castlehttps://elephantandcastle.unibg.it/index.php/eac/article/view/559"Stile Industria" e “Una produzione di qualità e di stile”: la cultura del Design in Italia attraverso la fotografia industriale2025-02-10T18:00:27+01:00Raissa D'Uffiziraissa.duffizi@uniroma1.it<p style="font-weight: 400;">Il 28 agosto 1954 a Milano viene inaugurata la X Triennale, accompagnata dall'istituzione del premio Compasso d’Oro. Nello stesso anno, a giugno, esce il primo numero di <em>Stile industria</em>, la prima rivista italiana dedicata interamente al disegno industriale nelle sue varie sfaccettature. La rivista, svolgendo un ruolo cruciale nella promozione culturale del design in Italia, si propone di comprendere e valorizzare il ruolo del design industriale nella società, celebrando l'attività progettuale del designer, che assume un'importanza nuova e determinante. Gli articoli presenti nella rivista, scritti da esperti del settore come architetti e designer, oltre a critici, artisti, grafici e studiosi, offrono approfondimenti dettagliati sulle diverse forme che il design può assumere: dalle carrozzerie agli elettrodomestici, dagli articoli per la casa agli imballaggi. Attraverso le immagini, <em>Stile industria</em> espone e documenta “una produzione di qualità e di stile”, con l’impiego della fotografia industriale che accompagna nozioni tecniche in modo preciso, didascalico e immersivo, con un impaginato vivace e illustrato. A corredo delle immagini, ci sono illustrazioni, schizzi e disegni tecnici dei prodotti che permettono di visualizzare i progetti con tecniche di rappresentazione diverse. Il contributo analizza il rapporto tra immagine e testo all’interno dei quarantuno numeri di <em>Stile industria</em>, identificando le strategie visive e i codici ricorrenti che hanno contribuito in modo determinante alla costruzione dell’immaginario sul design italiano e alla nascita del Made in Italy.</p>2025-07-21T00:00:00+02:00Copyright (c) 2025 Elephant & Castlehttps://elephantandcastle.unibg.it/index.php/eac/article/view/557Il mutamento dell’arte realista attraverso l’analisi delle prime due serie de “Il Contemporaneo. Settimanale di cultura” (1954-1957)2025-02-18T16:59:19+01:00Livia Garomersinilivia.garomersini@gmail.com<p><em>Il Contemporaneo</em>, nato nel 1954, per finire poi declassato a supplemento di <em>Rinascita</em> nel 1965, merita oggi, in quanto principale rivista culturale del PCI, un’analisi approfondita. Se da un lato questa testata era espressione della sezione culturale, dall’altra rappresentava anche un primo tentativo di apertura verso posizioni non strettamente di partito, compreso un pubblico più ampio di quello meramente comunista, ed è proprio per questo che la si ritiene imprescindibile per affrontare un’indagine consapevole degli anni della destalinizzazione. È soprattutto attraverso l’analisi delle immagini e delle illustrazioni pubblicatevi nelle sue prime due serie, a partire da quelle appositamente realizzate da Renzo Vespignani per la prima pagina, che in questa sede si tenterà di delineare il mutamento della poetica realista dall’impianto nazional-popolare, prevalentemente rurale, dei primi anni Cinquanta verso una connotazione sempre più urbana ed esistenziale, anche grazie ad un confronto con le altre testate di partito (da <em>Rinascita</em>, a <em>Vie Nuove</em> a <em>Il Calendario del popolo</em>), dove invece tutto ciò si verificherà molto più lentamente.</p>2025-07-21T00:00:00+02:00Copyright (c) 2025 Elephant & Castlehttps://elephantandcastle.unibg.it/index.php/eac/article/view/560“Mi ha scritta e mi basta”. "Noi donne" e il reportage d’autrice2025-04-07T17:35:36+02:00Emma de Pasqualeemma.depasquale@uniroma3.it<p>La collaborazione tra le autrici del Novecento e <em>Noi donne</em> rappresenta un’interessante lente d’indagine sulle dinamiche culturali che portano le scrittrici ad "accostarsi con determinazione nuova al giornalismo" (Ghilardi 2004: 165) nel secondo dopoguerra. In questi anni, il periodico dell’Unione Donne Italiane offre molto spazio ai reportage d’autrice, in cui si sperimenta un originale stile "anfibio" (Chemello-Zaccaro, 2011: 11) e si instaura un rapporto polivalente tra testo e fotografie: le immagini che corredano gli articoli – ritraenti per lo più soggetti femminili e in linea con le battaglie politiche intraprese dall’UDI – restituiscono infatti un nuovo sguardo sulla realtà socioculturale dell’Italia repubblicana. Analizzando i reportage d’autrice pubblicati sulla rivista tra il 1945 e il 1956 – firmati, tra le altre, da Ortese, Lussu, Cialente e Masino – il saggio indaga il rapporto tra testo e immagini come riflesso della storia di <em>Noi donne</em>, periodico capace, ancora oggi, di coniugare l'obiettivo politico con alcune formule efficaci della stampa periodica di consumo.</p>2025-07-21T00:00:00+02:00Copyright (c) 2025 Elephant & Castlehttps://elephantandcastle.unibg.it/index.php/eac/article/view/555Alle radici del fotoromanzo: il rosa a fumetti di “Grand Hôtel” 2025-02-11T22:02:56+01:00Giuliano Cenatigiuliano.cenati@unipegaso.it<p>Il settimanale <em>Grand Hôtel</em>, pubblicato a Milano dai fratelli Del Duca a partire dal 29 giugno 1946, è noto per essere la testata di punta del fotoromanzo italiano. Il terreno di coltura del fotoromanzo viene predisposto da generi misti coadiuvanti, tra cui il romanzo rosa disegnato. Proprio in <em>Grand Hôtel</em>, tra il 1946 e il 1970, il romanzo rosa disegnato procede a una appropriazione del racconto e dell’immaginario cinematografici, ricodificandoli attraverso le risorse formali ed espressive del fumetto. Si tratta di un’invenzione verbovisiva che rappresenta una delle manifestazioni più strabilianti della ricostruzione italiana, nella quale mostrano di convergere l’ingegnosità imprenditoriale, la spregiudicatezza artistica e l’inclinazione pedagogica a integrare nell’orizzonte della vita nazionale un ampio settore della cittadinanza. Per la prima volta, in maniera così univoca e massiccia, un fumetto è destinato a giovani donne adulte, di origine sia popolare sia borghese. Il presente articolo traccia il profilo della serie di romanzi a fumetti che si intreccia, sulle pagine della rivista, alla serie dei fotoromanzi: ne emerge la specificità dell’apporto fumettistico al nuovo prodotto editoriale e alla nuova formula di narrazione mista.</p>2025-07-21T00:00:00+02:00Copyright (c) 2025 Elephant & Castlehttps://elephantandcastle.unibg.it/index.php/eac/article/view/566I nove dell'"Orsa maggiore"2025-03-13T12:29:28+01:00Gabriele Landrinigabriele.landrini@uniba.it<p>La pratica editoriale dei cineromanzi ha un’ampia diffusione sul territorio italiano all’inizio degli anni Cinquanta: fratelli minori dei più noti fotoromanzi, questi rotocalchi propongono ai lettori e alle lettrici trasposizioni a fumetti delle pellicole cinematografiche coeve, ricorrendo a fotogrammi e fotografie di scena. Nonostante gran parte dei cineromanzi di quel decennio si rivolgano a un pubblico femminile, promuovendo trasposizioni di film melodrammatici e sentimentali, alcune testate si differenziano tanto per i contenuti proposti, quanto per il pubblico di riferimento. Tra queste, un caso significativo è quello di <em>Orsa Maggiore. Fotosettimanale di film per la gioventù</em>. Il periodico, pubblicato per soli nove numeri tra aprile e giugno 1956, ha infatti il merito di ripensare il formato del cineromanzo, alla luce di un target di riferimento anagraficamente connotato, ovvero quello giovane. Il presente saggio mira a riflettere sull’avventura editoriale di <em>Orsa Maggiore, </em>ponendo l’attenzione su tre aspetti. In prima istanza, si indagano le politiche che guidano la selezione dei lungometraggi trasposti, le quali rimarcano il desiderio di rivolgersi a un pubblico diverso dal solito, attraverso storie votate all'avventura. In un secondo momento, si prendono in esame le strategie di adattamento che guidano il passaggio dallo schermo alla carta, le quali pongono maggiore attenzione alla morale. Infine, si riflette sulle rubriche di accompagnamento che, in una sorta di virtuale controcanto, offrono uno sguardo reale (o presunto tale) sul pubblico.</p>2025-07-21T00:00:00+02:00Copyright (c) 2025 Elephant & Castlehttps://elephantandcastle.unibg.it/index.php/eac/article/view/554Le riviste della diaspora italiana. Una via etnica alla modernità dei periodici?2025-03-13T12:46:31+01:00Martino Marazzimartino.marazzi@unimi.it<p>Lo studio del fiorente e variegato giornalismo della diaspora italiana può ora contare su una serie di lavori di riferimento. Incrociando questa recente produzione ‒ perlopiù di taglio eminentemente storico-politico – con le ricerche sulla cultura popolare (letteraria e non solo) dell’emigrazione italiana e con quelle sul giornalismo ad alte tirature del ventennio fra le due guerre e del periodo espansivo della ricostruzione postbellica, è possibile tratteggiare le peculiarità di una pubblicistica diversamente italiana e moderna, ponendosi altresì alcune questioni più generali di ordine interpretativo, relative al significato di tale “italianità” e di tale “modernità”. L’analisi di un settimanale newyorkese italofono di successo come <em>Divagando</em>, ad esempio, costituisce una cartina di tornasole per un <em>reframing</em> della cultura dell’emigrazione italiana, fra spinte decisamente innovatrici a vari livelli comunicativi e contenutistici – da un lato –, e – dall’altro – “fedeltà” ad una lettura “etnica” della società d’oltreoceano, vista anche attraverso le lenti “bifocali” della nuova letteratura della penisola e del <em>noir</em> visualizzato.</p>2025-07-21T00:00:00+02:00Copyright (c) 2025 Elephant & Castle