Poeti del Thirdspace: il caso marchigiano contemporaneo
Abstract
Negli ultimi anni si sente sempre più spesso parlare di Spatial turn come di un ritrovato interesse per la spazialità in ambito teorico. Uno dei primi studiosi a tracciare i contorni di questa svolta è stato il sociologo neo-marxista americano Edward Soja: nel suo saggio del 1996 intitolato Thirdspace lo studioso ha proposto di guardare allo spazio secondo una logica triadica, fortemente debitrice alla “dialettica triplice dello spazio” di Henri Lefebvre e alle “eterotopie” concettualizzate da Michael Foucault. Attraverso questa nuova struttura, definita appunto Thirdspace, Soja ha cercato di descrivere gli spazi della postmodernità rispettandone le frammentazioni, le sovrapposizioni e le sincronie. Dopo aver delineato la questione teorica, l'articolo costituisce allora un tentativo di discutere la validità delle tesi di Soja, analizzando le modalità con cui la poesia più recente rappresenta la spazialità. Si è scelto a questo proposito un campione di autori marchigiani contemporanei attivi in questi anni, tra cui Luigi Socci, Renata Morresi, Massimo Gezzi e Franca Mancinelli. Oltre ai numerosi riconoscimenti critici ottenuti da questi poeti a livello nazionale, l'utilizzo di un caso di studio regionale quale è quello marchigiano ha permesso di mettere alla prova non solo l'efficacia descrittiva del concetto di Thirdspace, ma anche l'altro polo dello Spatial turn proposto da Soja, ovvero l'utilizzo della categoria geografica, in questo caso regionale, come nuova ipotesi critica da riconsiderare nella dialettica materialista alla luce della crisi dello storicismo.