Soggettività ed empatia: il Museo delle Relazioni interrotte di Zagabria

Autori

  • Maria Giovanna Mancini Università di Bari

Abstract

The Muzej prekinutih veza (Museum of Broken Relationships) in Zagreb is a museum space born from a project by curator and film producer Olinka Vištica and artist Dražen Grubišić. It preserves the open allure of the project as well as the original heterogeneous unity of everyday objects. The private dimension and the intimate details that make up the painful, grotesque, and at times comical event of a break-up, stand at the core of the museum, conceived as a place of emphatic relational knowledge. “Things”, much more than inert objects (Bodei), possess inner vitality, which in the last decade has been investigated by museology (Turkle), especially concerning the curatorial practice and the emotional engagement strategies (Savnije, de Bruijn) very often used in history museums (e.g. the Jüdische Museum and the permanent exhibition of Topographie des Terrors, both in Berlin). Thanks to its rigorous and minimalist setup, in the museum of Zagreb the objects on display, accompanied by explicative texts that illustrate their symbolic value, establish a personal relationship with the public. Museologists, starting from the studies on the postcolonial museum, have questioned the repressive nature of Western exhibition practices that severe the contextual references of the works exhibited, and even transform their sensory nature (Edwards, Gosden, Phillips). Taking the Museum of Broken Relationships in Zagreb as a case study, my paper addresses recent theoretical approaches that argue for the development, within the museum discourse, of “modest” stories (Pamuk) that contribute to stimulating the audience’s sensitivity, enhancing new practices of knowledge.

Biografia autore

Maria Giovanna Mancini, Università di Bari

Storica e critica d’arte contemporanea, Maria Giovanna Mancini  è attualmente ricercatrice presso l’Università di Bari. È stata assegnista di ricerca presso l’Università degli studi di Salerno con un progetto dal titolo “Global Art History o Global History of Art? Questioni di metodo e prospettive per una storia dell’arte nell’epoca della globalità”. Nel 2013 ha conseguito presso l’Università degli Studi di Salerno il titolo di Dottore di ricerca con una tesi volta a ricostruire il dibattito critico animato dalla rivista "October". Ha insegnato presso le Accademie di Belle Arti di Urbino e Napoli.
Interessata all’arte pubblica, al ruolo della critica e della curatela nell’epoca della globalizzazione, ha pubblicato le monografie L’arte nello spazio pubblico (2011), "October". Una rivista militante (2014), A Picture of a Critical Practice. Conversation with Douglas Crimp (2016); tra gli articoli e i contributi in volume si segnalano: "Kabakov: la storia tra le cose, Steinbach: la vita pubblica degli oggetti Fiona Tan: collecting images, Il sistema Hirst", in Il Sistema degli artisti (2019); con Luigi Sauro, "A Conceptual Model for Art Criticism", in Zivot umjetnosti (2019); "Tra storia dell’arte e antropologia delle immagini. Hans Belting, interprete della Global Art History" in Annali di Critica d’arte (2017).
Nel 2017 ha curato la mostra documentaria Le carte del critico. Documenti e materiali dall'archivio di Filiberto Menna presso l’Archivio di Stato di Salerno. Dal 2013 è membro della Società Italiana Storia della Critica d’Arte.

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Pubblicato

15-12-2019

Come citare

Mancini, M. G. (2019). Soggettività ed empatia: il Museo delle Relazioni interrotte di Zagabria. Elephant & Castle, (21). Recuperato da https://elephantandcastle.unibg.it/index.php/eac/article/view/312

Fascicolo

Sezione

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