Ascoltare per tradurre: Celati legge Wittgenstein

Autori

  • Irene Aurora Paci

Parole chiave:

Wittgenstein, prosodia, traduzione, filosofia del linguaggio ordinario, Celati

Abstract

Gianni Celati ha letto Ludwig Wittgenstein, ma pochi studi finora hanno indagato tale influenza in termini filosofici. Il presente contributo intende affrontare questa relazione, con particolare attenzione all'attività traduttiva di Celati fondata sull'ascolto della prosodia dei testi. In questo contesto, Celati può essere considerato traduttore in almeno due sensi : in quanto traduttore di discipline, «applica» la filosofia di Wittgenstein alla creazione letteraria (Celati, West, 1985; Belpoliti 2016); in quanto traduttore di lingue storico-naturali, attraversa quella «terra di nessuno» che, secondo Paolo Virno (2003; 2015) è la potenza di linguaggio «di cui fanno esperienza diretta l’infante, l’afasico e il traduttore».  Gianni Celati traduttore attraversa la terra di nessuno della facoltà di linguaggio nel suo moto da una lingua all’altra. Nel transito, molla gli ormeggi della lingua di partenza e naviga a orecchio / a sentimento nel poter-dire del vivente umano. Resta in ascolto di ciò che il testo dice: lascerà poi depositarsi un’intensità, una particolare sintassi, un ritmo (cfr. Narrative in fuga, 2019), che l’autore restituirà nella lingua d’arrivo. Nel viaggio compiuto traducendo, porta in superficie le condizioni di esistenza del linguaggio mentre ascolta la voce del testo. Non è infatti un mistero che per Celati la traduzione sia essenzialmente un fatto sonoro, in cui conta la materialità acustica di parole sinestetiche e non necessariamente il loro significato. Celati traduttore va cercando una «turbolenza atmosferica» (Introduzione a Bartleby lo scrivano, 1991): la Stimmung di Wittgenstein, che apparentiamo alla «significanza» di Meschonnic (La critique du rythme, 2009), attraverso la musicalità del testo; ci si appoggia non tanto ai significati ma alla composizione dei significanti. Una storia, infatti, è traducibile se è prima di tutto ascoltata. Scrive Celati a proposito dell’Ulisse: «[N]on è importante capire tutto: è importante sentire una sonorità». Prosodia e ritmo del testo narrativo sono in Celati gli strumenti di disarticolazione della lingua verso il sonoro delle parole, in cui si disattiva il potere di significazione. La traduzione è così un esercizio che alleggerisce il senso della lingua fino a sfiorare il linguaggio.
Date queste premesse, l'articolo mira ad individuare un’idea di traduzione propria a Celati. L'articolo è risultato di una ricerca condotta presso il Fondo Celati della Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia e si avvale anche di materiali inediti fornitimi da Gillian Halley.

Biografia autore

Irene Aurora Paci

Irene Aurora Paci ha studiato Teoria politica all’Università Paris 8. Si è laureata nel 2014, dopo un periodo Erasmus presso l’Università Humboldt di Berlino, e ha proseguito gli studi in Scienze filosofiche a Roma Tre. Mantenuto l’approccio politico, applicato alla Filosofia del linguaggio, si è laureata con una tesi magistrale sull’influenza di Wittgenstein sulla narrativa di Gianni Celati, con relatori Paolo Virno e Andrea Cortellessa.
Si interessa al «linguaggio ordinario» dell’oralità, realizza documentari audio e progetti partecipativi con laboratori radio e residenze artistiche. Contestualmente lavora nell’organizzazione e nella cura di eventi culturali tra Roma e la Francia ed è educatrice al patrimonio artistico.

 

Downloads

Pubblicato

15-07-2023

Come citare

Paci, I. A. (2023). Ascoltare per tradurre: Celati legge Wittgenstein. Elephant & Castle, (29). Recuperato da https://elephantandcastle.unibg.it/index.php/eac/article/view/438