Alle radici del fotoromanzo: il rosa a fumetti di “Grand Hôtel”
DOI:
https://doi.org/10.62336/unibg.eac.35.555Parole chiave:
pubblico femminile, Grand Hôtel, romanzo rosa a fumetti, transmedialità verbovisiva, fotoromanzoAbstract
Il settimanale Grand Hôtel, pubblicato a Milano dai fratelli Del Duca a partire dal 29 giugno 1946, è noto per essere la testata di punta del fotoromanzo italiano. Il terreno di coltura del fotoromanzo viene predisposto da generi misti coadiuvanti, tra cui il romanzo rosa disegnato. Proprio in Grand Hôtel, tra il 1946 e il 1970, il romanzo rosa disegnato procede a una appropriazione del racconto e dell’immaginario cinematografici, ricodificandoli attraverso le risorse formali ed espressive del fumetto. Si tratta di un’invenzione verbovisiva che rappresenta una delle manifestazioni più strabilianti della ricostruzione italiana, nella quale mostrano di convergere l’ingegnosità imprenditoriale, la spregiudicatezza artistica e l’inclinazione pedagogica a integrare nell’orizzonte della vita nazionale un ampio settore della cittadinanza. Per la prima volta, in maniera così univoca e massiccia, un fumetto è destinato a giovani donne adulte, di origine sia popolare sia borghese. Il presente articolo traccia il profilo della serie di romanzi a fumetti che si intreccia, sulle pagine della rivista, alla serie dei fotoromanzi: ne emerge la specificità dell’apporto fumettistico al nuovo prodotto editoriale e alla nuova formula di narrazione mista.
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