Dalla Vittoria alata alla Madre dolente: i monumenti ai caduti di Vincenzo Pasquali tra Liguria e Toscana
Abstract
Lo scultore Vincenzo Pasquali (Scarlino, 1871 – Sanremo, 1940) è autore di numerosi monumenti ai caduti della Grande Guerra distribuiti sul territorio ligure. La sua propensione per la scultura monumentale e celebrativa, che prende avvio con il Monumento a Giuseppe Garibaldi di Scarlino (1900) - definito dallo stesso Cesare Brandi come l’unico monumento dedicato all’eroe “perfino bello: oltre a essere così toccante, che bisogna parlarne in modo scherzoso o viene da piangere” (C. Brandi, Viaggi e scritti letterari) – raggiunge la massima espressione tra gli anni venti e trenta del Novecento. Sempre aggiornato alle nuove tendenze e ai grandi progetti monumentali realizzati in quegli anni a livello regionale e nazionale, la sua opera si sviluppa in rapporto a due grandi modelli: dal linearismo decorativo di matrice liberty e bistolfiana del Monumento ai Mille (1915) di Quarto alla volumetria e all’espressionismo tragico del progetto del Monumento al Fante (1926), entrambi di Eugenio Baroni. Se nel Monumento ai caduti di Sanremo (1923) Pasquali presenta l’imponente gruppo scultoreo degli eroi, dal quale si eleva la Vittoria alata, nei monumenti successivi propone in studiate varianti, ora in marmo, ora in bronzo, il tema del soldato caduto in battaglia, dal corpo vigoroso, accompagnato dalla madre dolente o vittoriosa. Attraverso l’analisi dei monumenti realizzati da Vincenzo Pasquali, l’articolo si propone di mettere in luce il progressivo cambiamento iconografico e stilistico della scultura monumentale pubblica in Liguria e in Italia. Il percorso di Vincenzo viene qui messo in confronto con quello del fratello Ferruccio, proprietario in Toscana della Fonderia artistica in Bronzo dei Fratelli Pasquali e autore di altrettanti monumenti ai caduti della regione.