United We Stand. The Role of Biopics in Contemporary American Cinema 2002-2011
Abstract
9/11 è stato il primo avvenimento storico nell’era della comunicazione globale. Al di là della sua dimensione tragica, l’atto terroristico ha coinciso con la consapevolezza che il villaggio globale, smaterializzato e digitale, era ormai diventato una realtà.
Già l’avvento della postmodernità aveva segnato una discontinuità profonda rispetto al passato, in primis depauperando le grandi cornici di riferimento, una volta in grado di guidare il singolo nelle sue scelte e nel riconoscimento della propria appartenenza sociale, culturale ed ideologica; ed in secondo luogo ri-allineando il soggetto in tanti nuovi possibili modi, offrendo risorse identitarie che non erano più necessariamente costituite dalla località e dalla nazione, ma che già iniziavano ad articolarsi a livello globale.
In un momento storico in cui tutto sembrava convergere verso l’omologazione, l’11 settembre ha indotto non solo gli Stati Uniti, ma tutto il mondo occidentale, ad una profonda riflessione sulla propria identità in tutti i suoi aspetti.
Anche per questa ragione, la complessità di un evento com’è stato quello dell’11 settembre segna una cesura storica che ha comportato e allo stesso tempo incorporato una serie di cambiamenti e di tendenze che erano già in atto, agendo come detonatore di una serie di processi maturati nel secolo scorso e che si connotano per dislocazioni spazio-temporali di origine plurima ed eterogenea.
In questo scenario il genere biografico sembra riemergere con forza nel cinema del nuovo millennio, più incline alla rielaborazione simbolica dell’evento, piuttosto che alle sue rappresentazioni documentarie.
In particolare, la peculiare capacità del genere biografico di assorbire e rielaborare le problematiche legate alla soggettività contemporanea, ma anche di offrirne simbolicamente nuovi punti di riferimento, fanno del biopic uno dei generi maggiormente frequentati dal cinema contemporaneo.