Sulla rivista

Elephant & Castle, proprio come una nota stazione della metropolitana londinese. Una rivista, dunque, come luogo d'incontro, di incroci e snodi di idee, in cui l'esperienza del transito sia più importante del punto d'arrivo, l'intrecciodei dialoghi più decisivo delle conclusioni: «Tutto il problema della vita è dunque questo – scrive Pavese nel Mestiere di vivere –: come rompere la propria solitudine, come comunicare con altri. Così si spiega la persistenza del matrimonio, della paternità, delle amicizie. Perché poi qui stia la felicità, mah! Perché si debba star meglio comunicando con un altro che non stando soli, è strano. Forse è solo un'illusione: si sta benissimo soli la maggior parte del tempo. Piace di tanto in tanto avere un otre in cui versarsi e poi bervi se stessi: dato che dagli altri chiediamo ciò che abbiamo già in noi. Mistero perché non ci basti scrutare e bere in noi e ci occorra riavere noi dagli altri.»

Credo che si possa rispondere in svariati modi all'affascinante quesito di Pavese, e mi auguro che gli interventi ospitati su questa rivista ne possano essere l'esemplificazione.

Alberto Castoldi