Abitare di passaggio. Da Marc Augé a Jean-Luc Nancy
Abstract
Rovesciando il fortunato concetto che l’antropologo Marc Augé ha chiamato nonluogo e che ha destato tanto interesse e preoccupazione da parte dell’urbanistica e dell’antropologia, il filosofo Jean-Luc Nancy legge un aspetto inedito di queste nuova località, trovando nel transito e nel passaggio che lo attraversa, una via aperta per un nuovo agire. Possiamo definire nonluoghi anche le metropoli e le megalopoli, ovvero le attuali configurazioni urbane e i rispettivi modelli abitativi. In questa direzione Nancy vede la “perdita del centro” come una possibilità aperta al superamento del paradigma identitario dell’antica città. Le mura di cinta indicano l’originaria vocazione della città, la volontà di eccedere verso un fuori, segnalato già dalle vie dei commerci, che, attraverso le porte, correvano altrove. Los Angeles è il luogo, nonluogo, dove l’identità è del tutto sconfessata. Scrivendo La ville ou loin, il filosofo rende manifesto ciò che la città esibisce come carattere determinante del vivere contemporaneo, facendo della dispersione un’occasione per agire la pluralità scoperta dalle nuove configurazioni urbane. Los Angeles è l’incontro di ogni cosa con qualunque altra, la più vicina, la più lontana, la prossima che, passando, ricambierà lo sguardo. Da Baudelaire in poi il passante è il protagonista della città, annuncio di una metropoli che ha perduto il suo centro e che si configura come una rete di flussi cangianti, novella di una pluralità affidata al primo venuto, cifra di un inedito abitare. “Abitare di passaggio” perciò è indice di un nuovo rapporto, mostra l’eccedenza di una costitutiva improprietà del luogo. In questa nuova configurazione urbana Nancy intravede una prospettiva etico-politica emersa dalla fugacità e dalle trasformazioni delle relazioni con il luogo e tra le singolarità. La città contemporanea rivela, dunque, una verità costitutiva dell’esistenza: la pluralità.