Intensificare il non-umano: pratiche inclusive nel lavoro di Anicka Yi, Tomás Saraceno e Philippe Parreno
Parole chiave:
Bioarte, Non-umano, Intelligenza artificiale, Estetica inclusiva, Post-antropocentrismoAbstract
Negli ultimi due decenni, diversi artisti hanno iniziato a esplorare il rapporto tra tecnologie mediali, soggettività ed ecosistemi viventi. Seguendo metodi e obiettivi spesso differenti, hanno messo in luce un intreccio radicale tra i linguaggi dell’arte e le problematiche connesse alla crisi ambientale. Questi artisti si sono mossi in direzione di un’estetica “inclusiva”, così come l’ha recentemente definita Nicolas Bourriaud, poiché hanno proposto uno sguardo decentrato capace di problematizzare le principali opposizioni che caratterizzano l’habitus dell’antropocentrismo. Il saggio mira ad analizzare tre installazioni artistiche in cui l’intensificazione dell’agency non-umana ha contribuito a creare dei veri e propri ambienti mediali in cui gli spettatori sono stati invitati a riconsiderare il proprio rapporto con l’alterità. I progetti presi in esame sono Biologizing the Machine (terra incognita) (2019) di Anicka Yi; Sounding The Air (2018) e Webs of At-tent(s)ion (2018) di Tomás Saraceno e la mostra ANYWHEN (2016) di Philippe Parreno allestita alla Tate Modern di Londra. La tesi che si intende sostenere in questo saggio è che una delle principali strategie adottate da questi artisti sia stata quella di intensificare, e quindi rendere pienamente visibile, l’agency delle entità non-umane – come quella degli elementi vegetali e dei microorganismi – mediante la coazione con le tecnologie dell’automazione e dell’intelligenza artificiale.
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