Echi diderotiani fin-de-siècle. La controversia tra Coquelin, Irving, Salvini sull’arte dell’attore
DOI:
https://doi.org/10.62336/unibg.eac.33.501Parole chiave:
ricezione del Paradoxe sur le comédien, Diderot, Coquelin, Irving, SalviniAbstract
Tra il 1880 e il 1910, si accende in Europa un dibattito critico intorno al Paradoxe diderotiano, che, tralasciando le riflessioni filosofiche cui pure Diderot aveva sottomesso la sua teoria della recitazione e passando nelle mani degli attori (C. Coquelin e H. Irving, specialmente) interessa essenzialmente la dimensione della tecnica. Uno dei contributi più interessanti della controversia è dell’attore italiano Tommaso Salvini, che nel dicembre 1890 pubblica un articolo, Some Views on Acting, sulla rivista americana “The Century”, la cui traduzione italiana appare, pochi mesi dopo, sulla rivista “L'illustrazione italiana” col titolo Una questione d'arte drammatica. Le riflessioni pubbliche che questi attori affidano alla stampa sullo sfondo di una crescente mondializzazione culturale, oltre ad avere il merito di contribuire a una riscoperta del testo diderotiano, rispondono a un’esigenza di legittimazione (o autonomizzazione) in ambito socio-culturale, e valgono come tentativi di costruire una precisa autorialità, la messa a punto di una poetica attoriale ove si incrociano invenzione artistica e riflessione critica.
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