Le corps en morceaux
Résumé
Jacques-André Boiffard occupa, nell’ambito degli studi relativi alla fotografia surrealista, una posizione di primissimo piano in virtù della sua estrema vicinanza al “coeur radiant” del movimento, oltre che della straordinaria eterogeneità che caratterizzò la sua opera, al punto da permettergli di collaborare sia con André Breton che con Georges Bataille, i due poli più lontani sulla scala della sensibilità surrealista. D’altra parte, è stato proprio il suo grande eclettismo formale a rendere difficoltoso il riconoscimento da parte della critica di una sua specifica identità artistica (“Il n’y a pas […] de « style Boiffard »”, nota Clément Chéroux), che risulta frammentata in conseguenza delle eterogenee esigenze dei suoi committenti: osservando le immagini documentarie, “cliniche”, che illustrano Nadja, e i perturbanti scatti che dialogano con i testi di Documents, sembra in effetti di trovarsi di fronte alle opere di due autori differenti. Oggi, all’indomani della prima mostra interamente dedicata a Boiffard dal Centre Pompidou, sembra quanto mai opportuno cercare di rilanciare la riflessione proprio a partire dai frammenti, dai “blocchi” in cui la sua opera si divide: questo breve testo si propone, attraverso l’evocazione di una serie di immagini legate dal fil rouge della tematica del corpo scisso, frammentato appunto – del corps en morceaux –, di ricercare una chiave di lettura che vada oltre il criterio di funzionalità in relazione alla committenza, inquadrando l’opera di Boiffard come un corpus autonomo in grado, come pochi altri, di rappresentare visualmente la complessità dell’eteroclito immaginario surrealista.